La storia del jazz in Italia

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Il jazz nasce negli Stati Uniti, precisamente a New Orleans tra le comunità afroamericane. La sua caratteristica fondamentale è l’improvvisazione, un tono melanconico ed un ritmo decisamente swing.

Anche in Italia la musica jazz nasce all’inizio del Novecento, con una propria identità, proprie caratteristiche e una storia tutta sua, diventando un genere musicale a pieni titoli.

All’evoluzione della musica jazz americana gli immigrati italiani, espatriati in America, hanno dato un contributo veramente importante. I più importanti sono stati: Giuseppe Alessandra (chiamato Joe Alexander), che suonava il basso tuba esibendosi insieme al compatriota Giorgio Vitale (in arte “Papa Jack Laine“) che ha fondato la “Reliance Brass Band”.

Contemporaneamente in Italia questa musica non si conosceva. Il jazz in Italia sbarca precisamente nel 1904 quando una band di cantanti coordinati con un gruppo di danzatori creoli si esibisce a Milano, al Teatro Eden. Vittorio Spina fu il primo musicista italiano a suonare jazz in Italia nel 1917. Nel 1930 in Italia nascono le prime band di musica jazz, con Arturo Agazzi, in arte il “Mirador”. Importante in quegli anni fu anche la “Ambassador’s jazz band” di Carlo Benzi, che suonava il sassofono e che fu uno dei musicisti di spicco tra gli anni Venti e Trenta.

Durante il periodo fascista, nonostante fosse diffusa un’ideologia anti-americana, il jazz continuò ad essere ascoltato in Italia. Persino Romano Mussolini, figlio del Duce, fu un amante del jazz e divenne un bravo pianista di musica jazz. Infatti è proprio durante il fascismo che la musica jazz ha molto successo in Italia.

Louis Armstrong, il 14 gennaio del 1935, si esibisce per la prima volta in Italia a Torino, presso il Teatro Chiarella. Nelle città italiane iniziano a nascere i primi club di musica jazz, come il il circolo “Hot Club” a Torino o il “Circolo Jazz Hot” a Milano.

Le prime “etichette discografiche” di musica jazz nascono tra gli anni Trenta e Quaranta, come Odeon, Fonit, il “Grammofono – La Voce del Padrone” e molti altri. Purtroppo alla fine degli anni Trenta furono imposte le leggi razziali e quindi la musica jazz di origine afroamericana fu bandita, si storpiarono i nomi dei jazzisti e si italianizzarono. Il famoso Louis Armstrong divenne, ad esempio, Luigi Braccioforte.

Negli anni del “dopoguerra” il jazz riprende la via del successo in particolare con la voce di Natalino Otto, prima voce jazz italiana.

Oggi il jazz è un genere molto amato in Italia, un’occasione importante per tutti gli amanti del jazz è “Umbria Jazz“, il festival della musica jazz creato nel 1973 a Perugia dove si tiene ogni anno nel mese di luglio e dove si esibiscono jazzisti italiani e stranieri di fama, un evento unico in Italia.

Il “fenomeno” Umbria Jazz

Nel 2023, Umbria Jazz ha celebrato cinquant’anni di storia. Mezzo secolo portato con eleganza e vitalità. Questo festival non ha solo influenzato il panorama del jazz in Italia e nel mondo, ma ha anche sviluppato nel tempo una nuova formula di esperienza musicale che abbraccia generi diversi, offrendo sempre contenuti di altissimo livello.

“Fermavo amici e conoscenti per strada, chiedendo mille lire e dicendo: ora sei iscritto all’Hot Club Perugia.” Con queste parole, Carlo Pagnotta, classe 1933, descrive la nascita dell’Hot Club Perugia, un progetto nato nei primi anni ’50 grazie agli scambi di appassionati di jazz in un negozio di dischi di Perugia. Tra questi incontri, si formò un piccolo gruppo che condivideva la passione per il jazz. Da questa esperienza sono nati concerti storici, come quello di Louis Armstrong nel 1955 al Teatro Morlacchi e di Chet Baker nel 1956 alla Sala dei Notari, alimentando il desiderio di creare un evento capace di dare visibilità internazionale al jazz e promuovere il turismo in Umbria.

Pagnotta fondò così Umbria Jazz, assumendone fin da subito il ruolo di direttore artistico, incarico che ricopre ancora oggi. Era il 1973 e cominciava una storia fatta di successi, sfide e una passione senza fine, che ha visto Umbria Jazz evolversi mantenendo però l’obiettivo di coniugare una prospettiva internazionale con la promozione della sua regione d’origine.

Nel corso degli anni, grazie alla sua calorosa accoglienza e alla memoria delle sue tante edizioni, il DNA di Umbria Jazz ha conservato lo spirito di concerti leggendari. Tra questi, quelli di Charles Mingus, Miles Davis, i live travolgenti di Sonny Rollins, l’incontro tra Sting e Gil Evans, il sax vellutato di Stan Getz, Dizzy Gillespie, Ornette Coleman, il magnetico João Gilberto, Quincy Jones, Tony Bennett e Lady Gaga. Senza dimenticare la fusione di generi musicali con artisti come Caetano Veloso, Gilberto Gil, Eric Clapton, Santana, R.E.M., Prince, Liza Minnelli, Elton John e molti altri straordinari talenti.


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