Billy Bragg contro i Kasabian
Di elvezioNel mondo della musica pop-rock non passa un giorno, forse non passa nemmeno una singola ora, senza qualche tipo di faida, litigio o scandalo piccolo o grande, al punto che talvolta si ha l’impressione che questi scontri siano decisi a tavolino da ambo le parti per farsi un po’ di pubblicità.
Capita quindi anche ai Kasabian, che hanno recentemente pubblicato un nuovo album, 48:13, e sono subito incorsi negli sberleffi di un poco soddisfatto Billy Bragg.
Per il cantautore la band capitanata da Tom Meighan è sia colpevole di non essere abbastanza politicizzata sia di essere semi-tonta, con Bragg che nel corso di una recente intervista li ha praticamente paragonati agli Spinal Tap dell’omonimo e famoso film.
In quella pellicola seguivamo da vicino le imprese demenziali di una band metal (e se non lo avete visto, cercate di recuperarlo, This is Spinal Tap è un vero gioiello di comicità) composta da membri che definire stupidi è davvero dir poco e a Bragg, oltre alla mancanza di impegno politico dei Kasabian (“non ci sono più band come i Clash”, ha detto il menestrello), non deve essere andata giù la scarsa fantasia del titolo del nuovo album, che non è altro che il minutaggio totale del cd.
Sembrano però polemiche davvero pretestuose: non tutte le band e gli artisti nascono per dare un messaggio politico e ci sono infiniti album rock dotati di testi vuotissimi ma di gran pregio dal punto di vista musicale e quello di Bragg sembra un punto di vista molto ristretto e miope.
Non che i Kasabian siano più di tanto toccati da attacchi di questo tipo: 48:13 è il loro quinto album in studio in una decina d’anni, il singolo sembra molto trascinante ed è facile prevedere per loro un discreto successo di vendite nei prossimi mesi.
Eccovi Eeh-Ez, cosa ne pensate?
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